Elmetti di preda bellica riutilizzati dagli austro-ungarici

 

Verso la fine del 1917 gli Imperi Centrali ed in particolare la Duplice Monarchia, versavano in grave difficoltà per quanto riguardava l’approvvigionamento di materie prime destinate all’industria bellica. Nonostante i positivi sviluppi militari di quell’anno, il blocco navale attuato dall’Intesa e la mancanza di manodopera accentuarono in maniera drammatica questa recessione produttiva e la relativa incapacità a farvi fronte.
L’elmetto, che appena agli inizi del ’17 incominciava ad essere distribuito ai soldati a.u. di prima linea, mancava ancora agli altri combattenti. Le importazioni dall’alleato tedesco e la produzione interna non riuscivano ancora a soddisfare le pressanti richieste delle autorità militari; la ‘’fornitura’’ avvenne quindi a spese del campo avversario e le occasioni non mancarono con la dissoluzione dell’esercito russo e la disfatta italiana di Caporetto.
Nelle loro ritirate russi, italiani e perfino rumeni lasciarono in mani austro-ungariche questa preda bellica ed il materiale occorrente: Adrian 1915, elmetti italiani 1916, elmetti russi 1917 finirono ridipinti e ricondizionati in varie modalità e poi riutilizzati; equipaggiarono soldati austro ungarici di retrovia e sulle coste, sulle navi e nelle batterie costiere.
In dettaglio la riconversione di questi elmetti avvenne quasi sempre per colore e imbottitura, talvolta per il soggolo; come colorazione venne utilizzato il classico bruno-nocciola per gli impieghi dell’esercito ed un verde-azzurro chiaro per gli usi costieri e navali; le imbottiture erano composte da diversi strati di stoffa o feltro oppure dai classici cuscinetti di pelle imbottiti e non. I soggoli potevano essere in canapa o realizzati con materiale di scarto, recupero o preda bellica. Talvolta lo strato di vernice esterna, del tipo non riflettente, dal 1917 ottenuto mescolandovi sabbia o talco, appare steso all’insegna del risparmio, uno spessore sottilissimo, quasi impercettibile al tatto.

Illustriamo ora qualche immagine:

Un elmetto russo mod.1917 ricondizionato nella colorazione; all’interno: cerchione, cuscinetti e soggolo di chiara provenienza austro-ungarica.

Un elmetto italiano mod.1916 per un probabile impiego navale o costiero; colorazione verde chiaro sovrastante il bruno a.u., cerchione dell’ M.16 a.u., pattelle senza imbottitura e soggolo in pelle nera e fibbietta.

un elmetto italiano mod.1916 nella classica ricolorazione brunonocciola a.u. con interno in stoffa blu ricavata dalle vecchie uniformi colorate e fissato tramite le 8 lamelle preesistenti dell’elmetto italiano. Il soggolo in questo caso sembra non aver subito sostituzioni.

La foto, gentilmente fornita dall’amico e collezionista sloveno David Pipan, non ha bisogno di commenti sul riutilizzo da parte degli austro-ungarici degli elmetti avversari.

La foto, gentilmente fornita dal nostro socio e collezionista Sergio Chersovani, rappresenta l’equipaggio della torpediniera austro-ungarica Tb 80 all’ormeggio in una qualche località della Dalmazia il 18 settembre 1917, quindi ben prima di Caporetto. Gli elmetti di preda bellica sono degli Adrian e mod.16 italiani ricondizionati mediante la nuova verniciatura col verde-azzurro chiaro e i soggoli di canapa. Impossibile stabilire la natura dell’imbottitura.

Pierpaolo Cocianni