Eroi dimenticati: Francesco Feresin

 

Feresin Francesco, nr. di matricola 251790, figlio di fu Luigi e di Feresin Maria. Nato il 15 febbraio 1911 a Mossa prov. di Gorizia. Iscritto nelle liste di leva del Comune di Cormons (GO), del distretto militare di Gorizia.

Francesco Feresin classe 1911 nato a Mossa in provincia di Gorizia, frequenta il collegio Don Bosco del capoluogo isontino, successivamente si diploma in ragioneria.
Soldato di leva nel distretto di Gorizia. Nel novembre 1932 frequenta la Scuola Allievi Ufficiali di Spoleto. Nel giugno 1933 riceve la prima nomina a sottotenente di complemento arma di fanteria 17° Reggimento . Nel Settembre 1935 parte per la Cirenaica con il 42° Reggimento di Fanteria, raggiunge L’Eritrea dove partecipa alle operazioni in Africa Orientale assegnato al 18° Battaglione Indigeni Aduo.
Durante i tre anni di permanenza in terra africana, partecipa a molte azioni di combattimento, guadagnandosi vari meriti e decorazioni. Nell’ aprile 1938, ottiene i gradi di tenente con anzianità dal 1° luglio 1937. Viene richiamato alle armi nel febbraio 1941 presso il 23° Reggimento di Fanteria per il 40° Battaglione Territoriale in Postumia. Dall’aprile 1941 viene assunto in forza presso la difesa territoriale di Udine Reggimento di Fanteria Brigata Casale.
Nel maggio 1942 frequenta il corso di paracadutismo in Tarquinia. Settembre 1942 viene trasferito al Reggimento Paracadutisti “Nembo”. Aprile 1943 prende i gradi da Capitano con anzianità dal 1° luglio 1941. Luglio 1943 con il 185° Reggimento Paracadutisti Arditi della “Nembo” partecipa alla campagna contro lo sbarco alleato in Sicilia.
Dopo l’ 8 settembre 1943, viene fatto prigioniero in Calabria dai neozelandesi. Dicembre 1943, inizia la campagna d’Italia con il C.I.L., partecipa a tutte le tappe più importanti della liberazione della madre patria distinguendosi a Monte Lungo e Filottrano, sino all’epilogo della sua breve vita avvenuto a Borgo Tossignano in provincia di Bologna, dove durante un’azione, in combattimento viene colpito a morte il 27 marzo 1945, meritandosi la Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

Dalla copia dello stato di servizio

-Ha prestato giuramento di fedeltà in Gradisca d’ Isonzo (GO), il 1° febbraio 1934.
-Soldato di leva classe 1911 distretto di Gorizia e lasciato in congedo illimitato il 13.11.1931.
-Chiamato alle armi e giunto il 10.03.1932.
-Rinviato in congedo provvisorio in attesa dell’ammissione al Corso allievi ufficiali di complemento il 10.03.1932.
-Giunto alle armi ed iscritto in qualità di allievo ufficiale di complemento, arma di fanteria presso la Scuola allievi ufficiali di Spoleto il 01.11.1932.
-Inviato in licenza illimitata in attesa della nomina a sottotenente di complemento il 31.05.1933.
-Sottotenente di complemento, arma di Fanteria nel 17° Reggimento per il prescritto servizio di prima nomina R.D. in data 15.06.1933, (registrato alla Corte dei Conti il 14.07.1933 registro 22 foglio 380).
-Giunto presso il 17° Reggimento Fanteria per prestarvi servizio di prima nomina il 01.02.1934.
-Tale inviato in congedo il 31.08.1934.
-Tale nella forza in congedo del distretto militare di Gorizia dal 31.08.1934, D.M. 24.02.1935.
-Chiamato alle armi per effetto del R.D. il 13.03.1935, (circolare 437 G.M. 1935).
-Giunto al 17° Reggimento fanteria il 12.04.1935.
-Tale nel 42° Reggimento fanteria dal 28.08.1935, D.M. 31.08.1935.
-Partito per la Cirenaica col 42° Reggimento fanteria mobilitato per esigenze in Africa Orientale, imbarcatosi a Genova, D.M. 09.09.1935.
-Sbarcato a Bengasi il 18.09.1935.
-Partito per L’Eritrea col suddetto Reggimento mobilitato imbarcandosi a Bengasi il 25.12.1935.
-Sbarcato a Massaua il 01.01.1936.
-Tale nel Reggio Corpo truppe coloniali dell’Eritrea ed Assegnato al 18° Battaglione indigeni Aduo 01.08.1936.
-Tale partito per L’Italia in licenza ordinaria coloniale di giorni 145 ed imbarcatosi a Massaua il 29.04.1938.
-Tale giunto in Italia sbarcando a Napoli il 07.05.1938.
-Ricollocato in congedo il 30.09.1938.
-Registrato alla Corte dei Conti lì 24-7-39 reg. 35 foglio 363 D.Int. il 19.05.1939, (B.U. 1939 disp. 47 pag. 4142).
-Tale nel distretto militare di Gorizia il 30.09.1938.
-Tenente in detto a scelta ordinaria con anzianità il 1°.07.1937 XV D.M. 25.04.1938, (registrato alla corte dei conti lì 31.05.1938).
-Richiamato alle armi presso il 23° Reggimento fanteria per il 40° Battaglione territoriale Bis. In Postumia (foglio 01/622 del 10.02.1941 del Comando zona militare di Gorizia 13.02.1941.
-Tale trasferito nelle FF.AA. d’Albania (2/3448 27.03.1941 della Difesa territoriale di Udine), il 15.04.1941.
-Tale assunto in forza dal Reggimento fanteria “Casale” (ordine 2/5749 del 20 magio 1941 Difesa territoriale di Udine), il 23.04.1941.
-Tale in territorio dichiarato zona di operazioni il 23.04.1941.
-Comandato a prestare servizio presso il Deposito unico Divisione Paracadutisti in Tarquinia (Disp. S.M.R.E. nr. 12146 del 17.03.1942), il 1°.05.1942.
-Tale in forza al Deposito al 12° Reggimento fanteria il 1°.05.1942.
-Tale nel Reggimento Paracadutisti “Nembo” il 01.09.1942.
-Capitano ad anzianità con anzianità 01.07.1941 (B.U. 1943 disp. 37 pag. 2622) il 20.04.1943, (registrato alla C.C. il 27.03.1943 reg. 12 foglio 127).
-Deceduto in combattimento a quota 251 di Borgo Tossignano (Bologna), in seguito a feritada arma da fuoco (copia atto di morte senza data del Comando Reggimento Paracadutisti “Nembo”) il 27.03.1945.

Campagne, ferite, azioni di merito

-Autorizzato a fregiarsi del distintivo della medaglia commemorativa per le operazioni in Africa Orientale (O.P. n. 211 bis. Del Comando del Reggimento in data 23.05.1936.
-Decorato di medaglia commemorativa gladio Romano per le operazioni militari in A.O.I istituita con R.D. il 27.04.1936 n. 1150 (n. 166524 di concessione).
-Decorato della croce di guerra al V.M. perché: “con audacia e con impeto sopravanzava col suo plotone un forte gruppo di ribelli, precludendogli ogni via di scampo” M. Boccau 26.10.1936 (B.U. 1938 pag. 767).
-Decorato della croce al merito di guerra con R.D. 12.04.1938, n. del brevetto 22553.
-Decorato della croce al merito di guerra con R.D. 12.07.1936 n. 1712 n. del brevetto 100167.
-Decorato della Croce di Guerra al Valor Militare con la seguente motivazione: “Durante lungo ed aspro combattimento era costante esempio di ordine e di sprezzo del pericolo. Alla testa dei suoi ascari contrattaccava l’avversario respingendolo ed infliggendoli perdite” torrente Ghiaccio, 12.12.1936 (n. brevetto 4742).
-Decorato della Croce al Merito di guerra in data 04.08.1946 (brevetto n. 17252 di concessione del Ministero della Guerra).
-Decorato della medaglia di Bronzo al V.M. per la seguente motivazione: “Alla Memoria”: “Comandante di compagnia di eccezionali qualità combattive, ricevuto l’ordine di occupare una posizione della quale era nuovo e non pratico pure di essere primo ai suoi uomini con l’esempio, non esitava ad esporsi in zona battuta dal nemico colpito a morte nel nobile adempimento del suo dovere trovava ancora la forza di ordinare al suo ufficiale che lo accompagnava di continuare la ricognizione senza curarsi di lui” – quota 251 di Tossignano (Bologna) 27.03.1945, (reg. alla C.C. 26.06.945 reg. 6 foglio 172 B.U. 1945 disp. 21.

Dal diario dell’Attendente Antonio Miglioranza da Marano Vicentino (VI)

I contrapposti schieramenti lungo la Linea Gotica alla fine del mese di marzo del 1945. Si noti, al centro, riprodotto il distintivo da braccio del Gruppo di Combattimento “Folgore” del Corpo Italiano di Liberazione, nel quale era inquadrato il reggimento paracadutisti “Nembo” Capitano Feresin.
Porzione di carta coeva all’1:500.000 del TCI in cui viene tracciato approsimativamente l’andamento della Linea Gotica nel marzo del ‘45 e, cerchiata, la località di Borgo Tossignano in cui il giorno 27 dello stesso mese cadde in combattimento il Capitano Feresin.

Per lo più di insidie eppure tanto combattuto periodo di grandi disagi, di notti insonni, di continua tensione di marcia, di perdite dolorose. Nella notte del 26 marzo, durante una ricognizione, il Capitano Marini saltava su una mima. Aveva così inizio, dopo soli tre giorni dal nostro arrivo su quel versante la serie di irreparabili perdite di vite umane.
Nella notte seguente, pure durante una ricognizione cadeva il Capitano Feresin Francesco, comandante la mia compagnia. “ Addio capitano Feresin il destino ha voluto toglierti in un momento in cui più che mai avremmo avuto bisogno della tua presenza.
Ma il tuo sacrificio stesso ci ha immensamente addolorati, ci è stato altresì di esempio e di incitamento alla lotta. Ora non sei più con noi, ma non mai dimenticheremo mai quel volto umano e pieno di bontà.
Con noi e più di tutti noi avrai sofferto nella transizione, giornate di Sicilia e Calabria, e fu per te se molti, nello smarrimento causato dall’armistizio dell’8 settembre, non si allontanarono dal reparto. I nostri disagi, le nostre ansie e le nostre sofferenze di quei giorni erano centuplicati perchè oltre che per te soffrivi per tutti noi. Ancora convalescente nell’aprile del 44 ci raggiungesti al fronte in Val di Mezzo. In quella occasione hai pianto assieme a noi nel ricordare i nostri compagni perduti per le vicende della guerra.
Volevi essere il nostro fratello maggiore, ma noi ti consideravamo e ti amavamo come un padre. Un destino crudele, nelle insidie della notte, ti ha tolto al nostro affetto. Non sei caduto nella foga di un aspro combattimento, ma semplicemente in faccia al nemico compiendo il tuo dovere di comandante. Nei duri combattimenti a cui ci si preparava avevamo piena fiducia in te, perché sapevamo i tuoi precedenti di valoroso comandante e lo attestavano una fila di nastrini azzurri, che tu per modestia solo qualche volta portavi.
Il destino crudele ha voluto altrimenti. Dio sa che queste frasi non sono una orazione funebre in cui tutti i trapassati diventano dei santi, no e che chiami a testimoni quanti ti conobbero nella vita militare, la tua patria madre, i tuoi concittadini di Cormons che ti attenderanno invano. Il nostro pensiero volerà sopra al cimitero di guerra di Castel del Rio, ove riposa la tua salma, accanto a molte altre di paracadutisti, per attestare ai posteri che la redenzione della Patria ha costato sangue e sacrifici.
Addio Capitano Feresin il tuo ricordo non si cancellerà mai nei nostri cuori nei cuori coloro che ti hanno avuto e che ti piangeranno per sempre. In quella stessa notte del 27 marzo il Battaglione perdeva un altro ufficiale si tratta del Ten. Medico Bonelli.
Si trovava a passare presso uno dei numerosi ponti in ferro costruiti dagli inglesi per varcare uno dei tanti ruscelli che dai colli scendevano all’Adriatico, quando il ponte stesso veniva colpito da una bomba da mortaio tedesca. Il ponte era minato, lo scoppio della bomba innescò l’esplosione delle cariche ed il ponte saltò in aria.
Il Tenente Bonelli, che quanto già detto si trovava a passare li vicino, dallo spostamento d’aria venne scaraventato lontano fratturandosi una gamba ed un braccio. Così nella prima quindicina trascorsa in Val di Mezzo mentre i mortai sparavano centinaia e centinaia di colpi i pezzi A.C. non ne sparavano che una quarantina per arma.

Questa fotografia riproducente l’uniforme del capitano Feresin non vuole essere la rappresentazione uniformologica fedele di un ufficiale paracadutista del R.E., semplicemente ci preme mostrare alcuni cimeli appartenuti a questo sfortunato protagonista, si noti per esempio la differenza di grado tra il basco e la giacca; il copricapo, dopo il decesso dell’ufficiale, è stato restituito alla famiglia, non così per l’uniforme da combattimento; la giacca che qui potete vedere (sempre appartenuta a Francesco) si è salvata in luoghi e “circostanze” diverse.e sparavano che una quarantina per arma.

Sembrava che i pezzi A.C. non ci fossero che per comparsa tanto che gli uomini chiesero di cominciare il servizio di pattuglia.
La compagnia armi accompagnamento serve divisa in due con i plotoni mortai venne costituita la 34° compagnia mortai al comando del Capitano Feresin; le sezioni anticaro formavano invece la 35° compagnia cannoni al Comando del Tenente Alberini. Così con un fava erano accontentati due piccioni e lo meritavano entrambi. Le due compagnie incominciarono a funzionare il 1° maggio.
Gli altri nostri compagni (dico quelli del tenente Alberini non furono soddisfatti muova denominazione 35° compagnia cannoni volevano si chiamasse “batteria” magari anche la 35°, questo non importava. Non si sentivano e non erano considerati più artiglieri, perché come si sa il cannone A.C. da 47/32 m. non è considerato pezzo di artiglieria e viene dato in consegna alle truppe di fanteria. Comunque contenti o no dovettero assumere quella nuova denominazione. Ma hanno avuto modo di rifarsi qui sul fronte di Pescara ove ci troviamo ora. Infatti dagli Inglesi hanno ricevuto pezzi A.C. da 50 mm. Con relative autovetture “Jeap” per il traino. Ora la denominazione non conta quello che conta sono le jeap. Il Capitano Feresin nel riassumere il comando della nostra compagnia in un breve discorso ci ricordava tre nostri compagni (Ciotti Ettore , Bossi Giovanni, Pezzucchi Teolaldo) deceduti per malattia all’ospedale di Catanzaro, di altri ricoverati in differenti ospedali per lo stesso motivo non avevano saputo più nulla. Erano trascorsi i quindici giorni passati in seconda linea, bisognava ritornare alla prima linea.
Da alcuni giorni il Capitano Feresin Francesco era rientrato al battaglione dopo essere rimasto ricoverato all’ospedale di Lecce per più di tre mesi a causa di un ascesso.
Il Comando di battaglione voleva tenerlo a disposizione sua, ma noi protestavamo da circa un’anno era stato nostro comandante lo volevamo lo volevamo assolutamente nonostante ci chiamasse con appellativi di mascalzoni farabutti delinquenti e gente di altre simili categorie.
Il capitano Feresin benché desideroso di rientrare con noi, d’altra parte era un po’ restio a farlo per non recare torto al nuovo tenente Alberini Enrico. Che da molto aveva assunto il comando della nostra compagnia.
Da qui si comprende lo spirito di delicatezza del nostro capitano. Il tenente Alberini proveniente dal 6° Alpini da Tarquinia aveva assunto il comando della 31° compagnia che come ho gia detto era formata da elementi provenienti da truppe di montagna. Aveva tenuto il comando di questa compagnia fino a Squinzano dove venne designato a comandare la compagnia armi accompagnamento, mentre il comando della 31° era stato assunto dal capitano Della Valle.
Non era quindi un torto ora togliere al tenente Alberini anche il comando della mia compagnia per essere messo a disposizione del comando battaglione. Il maggiore Massimino pensò di risolvere la delicata questione senza recare torto ne al tenente Alberini ne al Capitano Feresin.
Ho già detto che la compagnia armi accompagnate era formata da due plotoni mortai con sei armi e da due sezioni cannoni anticarro su quattro mezzi. Data la troppa diversità di armamento non si era mai potuto fare alcuna azione combinata tra i nostri mortai ed i cannoni A.C.

 

Ezio Cociancig