ISONZO SULL’HERMADA II PARTE

ISONZO SULL’HERMADA II PARTE Immagini del primo conflitto mondiale e immagini di oggi del bastione austro-ungarico che difendeva Trieste.

Nella storia passata chi vi era destinato così si esprimeva:

“…apro l’ordine sigillato: dobbiamo prender posizione a Quota 323. C’è solo una quota, che si possa prendere in considerazione, da queste parti, una quota dal nome dolce e allo stesso tempo terrificante: l’Hermada. Ci guardiamo bene dal parlarne…”

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e poi ancora

“…Un altro miracolo era divenuto realtà in questi mesi; una linea costruita a regola d’arte e senza fratture tra l’Adriatico e la valle del Vipacco. Trincee d’approccio scavate tutte nella roccia a forza di cariche d’esplosivo, caverne, posizioni fortificate,camminamenti sicuri. L’Hermada, pilastro angolare meridionale del fronte, era divenuto una fortezza pressochè inespugnabile. Quaranta osservatori blindati garantivano che il teatro delle future battaglie sarebbe stato sempre visibile in qualsiasi condizione, anche dopo un tambureggiamento di molte ore. I collegamenti telefonici con gli osservatori erano assicurati da cavi sotterranei che le granate italiane non avrebbero potuto distruggere.”

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Dalla foce dell’Isonzo e dalla Sdobba sparavano sull’Hermada le artiglierie da marina italiane, erano installate su pontoni o piazzole di cemento ancora oggi visibili

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1917, ufficiali italiani su quota 144 detta “Arupacupa”, sullo sfondo Brestovizza, le alture del Flondar e l’Hermada.

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Dalla trincea italiana, nei pressi della salita per Medeazza, sullo sfondo la chiesetta di San Giovanni di Duino, a sinistra le pendici dell’Hermada.

§ §

Affinchè non si debba, mai più, assistere a scene come questa, narrate e riferite a quota 323 dell’ Hermada:

“…la prima linea trincerata del mio settore correva sotto la cima,verso il ciglione occupato dal nemico. I reticolati altro non erano che un arruffato viluppo di filo di ferro rinforzato da innumerevoli cavalli di Frisia, portati fuori, la notte. La trincea si trovava in ottimo stato, tagliata per una profondità di circa due metri nella roccia, molto stretta e munita di feritoie. Sul leggero declivio davanti a noi giacevano i macabri resti dei caduti delle precedenti battaglie. Col cannocchiale potevamo osservare le varie fasi della loro progressiva decomposizione.”

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Dalla trincea austro-ungarica sull’Hermada, il Lisert e il bombardamento della fornace e delle abitazioni di San Giovanni di Duino.

Citazioni tratte da “Das Ende einer Armee” noto in italiano come “Tappe della disfatta” di Fritz Weber, trascritte anche nel volume di Roberto Todero “Fortezza Hermada 1915-1917”

 

15 febbraio 2009 l’escursione conclusiva di Isonzo.Come sempre sotto l’abile ed esperta guida di Roberto Todero…

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Panorami

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Con il teleobiettivo…Il monte Nero

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Iamiano e il lago di Doberdò, a sinistra quota 144

 

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La vegetazione

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Dentro la roccia

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Caverne ricovero e costruzioni all’interno delle stesse. Sacchi di cemento pietrificati, stalattiti di calcare e ghiaccio, resti della linea elettrica. Scenario fantastico all’interno di una fortezza inespugnabile.

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Ritratti